domenica 22 novembre 2009

HOHENSTAUFEN DYNASY

copryright © 1994-2002

Encyclopædia Britannica, Inc.




Sources Encylopedia Britannica 2002, Expanded ion DVD

The Hohenstaufen were a dynasty of Kings of Germany, many of whom were also crowned Holy Roman Emperor and Dukes of Swabia. The proper name, taken from their castle in Swabia, is Staufen.

When the last member of the Salian dynasty, Henry V, Holy Roman Emperor, died without an heir there was controversy about the succession. Frederick and Conrad, the two current male Staufens, were grandsons of Henry III, Holy Roman Emperor and nephews of Henry V. After the death of the intervening king and emperor Lothar III of Supplinburg, in 1137, Conrad became Conrad III of Germany.

Contents
1 Members of the Hohenstaufen family
1.1 Holy Roman Emperors and Kings of Germany
1.2 Dukes of Swabi

Members of the Hohenstaufen family


Holy Roman Emperors and Kings of Germany
Conrad III, king 1138-1152
Frederick I Barbarossa, king 1152-1190, Emperor after 1155
Henry VI, king 1190-1197, Emperor after 1191
Philip of Swabia, king 1198-1208
Frederick II, king 1208-1250, Emperor after 1220
Henry (VII), king 1220 - 1235 (under his father)
Conrad IV, king 1237-1254 (under his father)
The last ruling Hohenstaufen, Conrad IV, was never crowned emperor. After a 20 year period the first Habsburg was elected king.



Dukes of Swabia
Note: Some of the following dukes are already listed above as German Kings

Frederick I, Duke of Swabia (Friedrich) (r. 1079 - 1105)
Frederick II, Duke of Swabia (r. 1105 - 1147)
Frederick I, Holy Roman Emperor (Frederick III of Swabia)(r. 1147 - 1152) King in 1152 and Holy Roman Emperor in 1155
Frederick IV, Duke of Swabia (r. 1152 - 1167)
Frederick V, Duke of Swabia (r. 1167 - 1170)
Frederick VI, Duke of Swabia (r. 1170 - 1191)
Conrad II, Duke of Swabia (r. 1191 - 1196)
Philip of Swabia (r. 1196 - 1208) King in 1198
Frederick II, Holy Roman Emperor (r. 1212 - 1216) King in 1212 and Holy Roman Emperor in 1220
Henry (VII) of Germany (r. 1216 - 1235), King 1220 - 1235
Conrad IV (r. 1235 - 1254) King in 1237
Conrad V (Conradin) (r. 1254 - 1268)
See also: Dukes of Swabia family tree



See also
List of monarchs of Naples and Sicily. Hohenstaufen kings ruled in Sicily from 1194 till Manfred of Sicily was killed in the Battle of Benevento in 1266.
During the Third Reich, the Waffen-SS named an SS Panzer division Hohenstaufen in honour of this family.

also called Staufer Dynasty,

German dynasty that ruled the Holy Roman Empire from 1138 to 1208 and from 1212 to 1254. The founder of the line was the count Friedrich (died 1105), who built Staufen Castle in the Swabian Jura Mountains and was rewarded for his fidelity to Emperor Heinrich IV. (1050-1106) by being appointed duke of Swabia as Friedrich I in 1079. He later married Heinrich's daughter Agnes. His two sons, Friedrich II, duke of Swabia, and Konrad, were the heirs of their uncle, Emperor Heinrich V. (1086-1125), who died childless in 1125. After the interim reign of the Saxon Lothair III. (1075-1137), Konrad became German king and Holy Roman emperor as Konrad III. (1093-1152) in 1138. Subsequent Hohenstaufen rulers were Friedrich I. Barbarossa (1123-1190) (Holy Roman emperor 1155?90), Heinrich VI. (1165-1197) (Holy Roman emperor 1191?97), Philip of Swabia (king 1198? 1208), Friedrich II. (1194-1250) (king, 1212?50, emperor 1220?50), and Conrad IV (king 1237?54). The Hohenstaufen, especially Friedrich I and Friedrich II, continued the struggle with the papacy that began under their Salian predecessors, and were active in Italian affairs.

The Last Empress of imperial dynasty Avril von Hohenstaufen Burey Anjou Plantagenet is H.I.R.H. Princess Yasmine Aprile von Hohenstaufen Puoti (1946 Chateau Princes Puoti Palais Puoti- Villa di Briano)

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Sources Encylopedia Britannica 2002, Expanded ion DVD



Figli di Federico II ed Isabella d'Inghilterra, Margareth, Carlotto
Enrico, Federico,Kind. (Die Zeit der Staufer-Stuttgart Museum)

domenica 15 novembre 2009

mercoledì 6 maggio 2009

I Sumeri :ovvero tutto e' compiuto!

La Principessa Yasmin von Hohenstaufen Archeologa Sumera,individua il mistero per decifrare una lingua isolata e indecifrabile come il Sumero,attraverso il linguaggio segreto dell'alfabeto di Federico II

Hawler Castle "April Castle"

"Sotto il Segno di Hewler" di Yasmin von Hohenstaufen ed Kourland

Ottomila Associati alla Fondazione Federico II firmano per il Progetto Accademia Florimontana per l'appello alla Pace, fratellanza dei Popoli, Lotta alla mafia, Libertà di Stampa(Malta)

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Sotto L'alto patrocinio di SAIR Principessa Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti Avril de Buren Anjou Plantagenet Puoti Canmore Comneno Paleologo duchesssa Ernest von Wettin Meissen Hohenstaufen Allegro von Hochstaden d'Alegre de Hostade che incontra mille artisti federiciani per la Pace e Fratellanza tra i Popoli.
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ALLA KERMESSE ARTISTICA, ALLA SUA QUINTA EDIZIONE, HANNO PARTECIPATO 120 AUTORI
Sotto il sole dell'Ex-tempore di Laurana
tra i premiati la connazionale Tea Paškov


LAURANA – È stato un fine settimana all’insegna dell’arte nella località quarnerina, dove ha avuto luogo la quinta edizione dell’Ex-tempore di Laurana. La manifestazione artistica che ha raccolto oltre 120 pittori tra dilettanti ed accademici, è stata accompagnata pure da una competizione parallela dal titolo “Le rughe del vecchio mandracchio”, dove gli artisti hanno potuto partecipare con opere realizzate negli ultimi due anni. I temi proposti sono il borgo di Laurana, le barche, il lungomare, l’uliveto, il paesaggio istriano o, in ogni caso, tematiche libere. Libera è stata anche la scelta della tecnica. Tutte le opere in concorso sono state esposte lungo il vicolo, nella piazzetta e nel parco di fronte al ristorante “Kvarner” di Laurana; numeroso e partecipe il pubblico.
La premiazione ha avuto luogo di fronte all’Ufficio turistico di Laurana. La giuria era composta da Michele Loiacono, presidente dell’Associazione “Federico II Eventi”, Roberto Sparaci dell’ACCA in arte di Roma, Ljubica Dujmović curatrice della Galleria Moderna di Fiume e Ania Škrobonja, pittrice fiumana e organizzatrice dell’evento. Il primo premio nella categoria Ex–tempore (che consiste nell’inserimento nell’Annuario degli artisti moderni e contemporanei dell’ACCA di Roma per l'anno 2008) è stato assegnato a Zlatko Sirotić, noto acquerellista zagabrese. L'Annuario è una sorta di “guida” che raccoglie oltre mille artisti, prevalentemente italiani, ma anche internazionali, come rilavato da Roberto Sparaci, dell’ACCA in arte di Roma. Sarà edita a novembre, per l’anno 07/08, e, nel suo genere, è lo strumento più all'avanguardia nel settore dell'editoria italiana di carattere artistico.
Il secondo e terzo premio sono andati a Monika Petrović ed Eda Mihovilić, e consistono in un attestato di merito di Sua Altezza S.A.I.R. Principessa Yasmine Hohenstaufen e, rispettivamente, in una Targa e premio acquisto.
L’artista fiumana e promotrice dell’evento Ania Škrobonja, ha rilevato che tra le partecipanti dell'Ex-tempore di Laurana saranno scelte un gruppo di pittrici per una mostra collettiva dal titolo “Woman in Art”. L’evento avrà la sua inaugurazione il prossimo 30 giugno a Bari, nella Chiesa dei Templari, e sarà in visione fino al 14 luglio, dopodiché, con un maggior numero di opere, farà tappa nell’Italia meridionale.
Per quanto riguarda i riconoscimenti de “Le rughe del vecchio mandracchio”, il primo premio è andato a Branko Pizzul di Abbazia (inserimento nell’annuario degli artisti moderni e contemporanei dell’ACCA di Roma), il secondo premio alla connazionale Tea Paškov Vukojević (attestato di Sua Altezza Principessa Yasmine Hohenstaufen), mentre alle pittrici Erika Medanić, Morena Brčić e Marija Volkmer è andato il terzo premio, ossia la partecipazione alla mostra "Women in Art". Tra gli altri riconoscimenti, le opere di Adrijana Šuran, Tea Paškov Vukojević, Mladen Ivančić, Mirna Sišul e Neva Pizzul sono state premiate con l’esposizione per un anno nella galleria virtuale Federico II Eventi. Il Premio installazione è andato a Mladenka Stanišić, il Premio ceramica a Mladen Ivančić, per la fotografia a Željko Bobanović, per la grafica a Darija Stipanić e per l'acquerello a Rikard Medančić.
Come ogni anno, l’appuntamento è stato organizzato dal Comune di Laurana in collaborazione con l’Ufficio turistico locale. (gian)

Gianfranco Miksa








http://www.youtube.com/watch?v=56NZz7XcTMo
L'Enigma dei Sumeri nel Sigillo della Sacra Scienza di Stupor Mundi(di Yasmin von Hohenstaufen ed. R.Digest)

Arbil (talvolta scritto Erbil o Irbil; arabo : اربيل‎, Arbīl; curdo: ههولێر, Hewlêr; turco: Erbil) Avril ,francese , Fruher tedesco, è una città curda dell’Iraq della provincia di Arbil. Nel 2008 la sua popolazione era stimata in circa 1.091.000 abitanti. E’ situata nel Kurdistan, 77 chilometri ad est di Mosul.

Il primo insediamento urbano della città risale al XXIII secolo a.C.. Il nome della città sembra non avere origini semitiche. La sillaba iniziale ar, infatti, sembra appartenere al gruppo linguistico della lingua lingua urrita. Il nome Arbil appare per la prima volta in alcuni scritti sacri sumeri risalenti al 2.000 a.C..Arbil (also written Erbil or Irbil; BGN: Arbīl; Kurdish: ھەولێر, Hewlêr, anglicized Hawler; Arabic: أربيل‎, Arbīl;; Syriac: ܐܪܒܝܠ, Arbel) is believed to be one of the oldest continuously inhabited cities in the world and is the third-largest city in Iraq after Baghdad and Mosul.[1] The city lies eighty kilometres (fifty miles) east of Mosul. The city is the capital of the Kurdistan Autonomous Region and the Kurdistan Regional Government.

Contents [hide]
1 Population
2 History
2.1 Ancient history
2.2 Medieval history
2.3 Modern history
3 Communications
4 Travel
4.1 Visa information
5 Historical landmarks
5.1 Famous Residents
6 Villages and towns
7 Views of Erbil
8 See also
9 References
10 External links



[edit] Population
Arbil's population consists mostly of Kurds and Iraqi Turkmen.


[edit] History

[edit] Ancient history
Urban life at Arbil can be dated back to at least the twenty-third century BC. The city has been under the rule of many regional powers during that time, such as the Assyrians, the Persians, Arabs, and the Ottomans. The city's archaeological museum contains only pre-Islamic objects. The name of Arbil appears to be of non-Semitic origin. The initial ar element is a feature of a number of Hurrian place names. The name Arbil was mentioned in the Sumerian holy writings (about 2000 B.C.) as Arbilum, Orbelum or Urbilum. Later, Akkadians based on similarity and folk etymology rendered the name to mean four gods (arba'ū ilū).[2] The city was a centre for the worship of the Assyrian goddess Ishtar. In classical times, the city was known by its Aramaic name, Arbela.


The ancient city wall still dominates the center of Arbil.Under Median Empire the Median King Cyaxares settled a number of Sagarthian tribes of Zagros in Arbela and Kirkuk, probably as a reward for their help in capture of Nineveh. After revolts of Medes led by Phraortes king of Media (522-521 BC) were put down by Darius I of Persia, the Sagartians of Arbela rebelled against Darius continuing the Median revolts. Darius sent an army led by a Median general named Takhmaspâda, and in the summer of 521 BC defeated Sagartians, led by Tritantaechmes, who claimed to be a descendant of the Great Median King Cyaxares. According to Darius, the rebel of Arbela was the last revolt of Media which he put down. These incidents are carved on the Behistun Inscription around Kermanshah.

The Battle of Gaugamela, in which Alexander the Great defeated Darius III of Persia in 331 BC, took place about one hundred kilometres (sixty miles) west of Arbil. After the battle, Darius managed to flee to the city, and, somewhat inaccurately, the confrontation is sometimes known as the Battle of Arbela.

The name Hewlêr, is also used for this historic town of Mesopotamia by Kurdish settlers of the city and derives from Horlêr, meaning "Temple of the Sun" in the Kurdish language. This may have originated from the religions of Mithraism, Yazdanism and Zoroastrianism practiced by Kurds in which the sun and fire play a significant role (see also: Helios).

Erbil became, like Amida (Diyarbekr), part of the region disputed between Rome and Persia under the Sassanians. Under Emperor Trajan it was named the Roman province of Assyria, and after a century of independence was reoccupied by Rome. The Jewish kingdom of Adiabene (Greek form Hadyab) had its center at Arbil, and the town and kingdom are known in Jewish Middle Eastern history for the conversion of the royal family to Judaism, although the general population may have remained eclectic but with a strong eastern Christian presence.

Arbela was an early center of Christianity. By AD 100 there was a bishop headquartered in the city. Most of the early bishops had Jewish names, suggesting that most of the early Christians in this city were converts from Judaism.[3]

The queen of the Adiabenians apparently adopted Christianity, and it spread throughout this region, so that the area became a Christian stronghold. It served as the seat of a Metropolitan of the Church of the East. It is known from Butler's Lives of the Saints (see Martyrs of Hadiab) as the site of the Sassanian Persian martyrdom of almost 350 Christians in the year 346.




Sumeri
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I Sumeri (abitanti di Šumer, egiziano Sangar, biblico Shinar, nativo ki-en-gir, da ki = terra, en = titolo usualmente tradotto come Signore, gir = colto, civilizzato, quindi "luogo dei signori civilizzati") sono la prima popolazione sedentaria al mondo che possa essere considerata "civilizzata"[senza fonte], erano rappresentati da una etnìa della Mesopotamia meridionale (odierno Iraq sud-orientale), autoctona o stanziatasi in quella regione dal tempo in cui vi migrò (attorno al 4000 a.C.)[senza fonte] fino all'ascesa di Babilonia (attorno al 1500 a.C.). La loro scrittura cuneiforme sembra aver preceduto ogni altra forma di scrittura e compare attorno alla fine del IV millennio a.C.[1]

Indice [nascondi]
1 Origine del nome
2 Ipotesi sull'origine e l'emigrazione
3 L'alluvio mesopotamico
4 La nascita delle città-stato
4.1 Il governo delle città
5 Storia dei Sumeri
5.1 Le datazioni
5.1.1 Cronologia
5.2 Periodo di 'Ubaid e di Uruk: l'urbanizzazione
5.3 Periodo proto-dinastico: l'affermazione della città e i primi re
5.3.1 La dinastia di Lagash
5.4 Dinastia accadica: la creazione del primo impero
5.5 L'invasione dei Gutei
5.6 La rinascita neo-sumerica: l'impero della terza dinastia di Ur
5.6.1 La caduta definitiva
6 Società
6.1 La condizione delle donne
6.2 L'educazione
6.3 Schiavitù
7 Amministrazione e politica
8 Agricoltura
9 Cultura
9.1 Lingua e scrittura
9.2 Letteratura
9.3 Architettura
9.4 Geografia
9.5 Musica
10 Economia e commercio
11 Esercito
12 Religione
13 Tecnologia
14 Eredità
15 Note
16 Bibliografia
17 Altri progetti
18 Voci correlate
19 Collegamenti esterni



Origine del nome [modifica]
Il termine Sumero è in realtà il nome dato agli antichi abitanti della Mesopotamia dai loro successori, il popolo semitico degli Accadi. I Sumeri, (o Shumeri da Shumer) infatti, chiamavano se stessi sag-giga, letteralmente "la gente dalla testa nera"[2] e la loro terra Ki-en-gi, "luogo dei signori civilizzati" o secondo altri autori "luogo della lingua sumera"[3][4]. La parola accadica Šumer (Sumer) utilizzata per indicare la terra dei Sumeri rappresenta, forse, questa parola sumerica in dialetto, ma non è comunque noto perché gli Accadi abbiano chiamato questa terra Šumer[5][6]. Il biblico Shinar, l'egiziano Sngr e l'ittito Šanhar(a) potrebbero essere delle varianti occidentali per la parola Šumer. [7] La Bibbia dei Settanta a sua volta rende il nome Shinar come Sennaar in greco.

Gudea, principe di Lagash. Statua seduta in diorite dedicata al dio Ningishzida, 2120 a.C. (periodo neo-sumerico), ritrovata tra le rovine di Girsu, Tellō (Iraq meridionale).
Ipotesi sull'origine e l'emigrazione [modifica]
La terra di origine dei Sumeri resta ancora oggi sconosciuta, ma di una cosa si è certi, i Sumeri non erano una popolazione di stirpe semitica. Oltre a questo è ben noto che essi non furono né il primo né l'unico popolo ad abitare le terre fra il Tigri e l'Eufrate, ma che presero il posto, o meglio si integrarono, con i complessi culturali di 'Ubaid e di Uruk, gente semita che già abitava queste terre e aveva raggiunto un discreto sviluppo tecnologico e organizzativo.


Per quanto riguarda il luogo di provenienza dei Sumeri, esistono varie teorie. Le prove archeologiche dimostrerebbero che intorno al 4000 a.C. i Sumeri vivessero sui monti a nord della Mesopotamia (monti Zagros), nell'altopiano iranico, vicino l'attuale confine con la Turchia. Attorno al 3500 a.C. questa popolazione sarebbe scesa dai monti per occupare la bassa Mesopotamia, alla confluenza del Tigri e l'Eufrate. Altri studiosi hanno invece cercato somiglianze fra la lingua sumerica e gli antichi dialetti turchi e lingue indocinesi, ma nonostante gli sforzi fatti, l'origine dei Sumeri resta ancora incerta. Infine alcune allusioni letterarie sembrano invece indicare che i Sumeri provenissero dal mare.

Ha poco senso chiedersi quando i Sumeri arrivarono in Mesopotamia, anche per il fatto che non si è sicuri che il loro "arrivo" sia stato un fenomeno migratorio precisamente databile [8]. Molto più probabilmente si trattò di un'infiltrazione graduale e lenta che, come detto, portò all'integrazione con le culture locali; etichettare come "sumerica" la successiva cultura che ne originò è si legittimo, pur sempre ricordandosi che si tratta di una semplificazione.
L'analisi del lessico sumerico è una riprova del fatto che la cultura sumerica ebbe origine da più complessi culturali integrati. Ad esempio i nomi delle città sumeriche non hanno senso nella lingua sumerica e invece presentano analogie con i nomi delle città della Mesopotamia settentrionale, corrispondenti alla civiltà di 'Ubaid. Molti termini relativi alle funzioni produttive di base (ad esempio i vocaboli che si riferiscono alla fabbricazione della birra, l'agricoltura, il cuoio, le costruzioni ecc.) non sono di origine sumerica, ma da attribuirsi ad una lingua di sostrato, con probabili connessioni nell'area iranica [9], mentre vocaboli che si riferiscono a funzioni più specialistiche e di tipo direttivo-amministrativo (ad esempio vocaboli inerenti l'allevamento, la navigazione, la scultura, il diritto (le tavolette riportano i più antichi contratti di compravendita, registrati presso il tempio, con prezzo in mine d'argento), l'educazione), sono di chiara origine sumerica.[10] Infine molte altre parole relative alle funzioni di mobilità e controllo sono di origine semitica.

Schematizzando, i Sumeri, dopo il loro arrivo, si ritrovano a convivere e ad integrarsi con due popolazioni: i Semiti, che erano più rilevanti nelle zone del nord, e una popolazione di sostrato autoctona non sumerica. I Sumeri prenderanno piede soprattutto nella bassa Mesopotamia, territorio dove sorsero le loro maggiori città.


L'alluvio mesopotamico
La Mesopotamia, il territorio dove si sviluppò la cultura sumerica, ha dei confini abbastanza precisi: a nord è separata dall'Anatolia dal massiccio del Tauro che raggiunge i 3500 metri, ad est dalla catena degli Zagros che supera i 5000 metri con il monte Ararat, ad ovest è delimitata da steppe e deserti e, infine, a sud dal golfo Persico. Quest'ultimo nel corso dei millenni si è ritirato e le rovine di alcune città che prima sorgevano sulla costa, oggi si trovano a diversi chilometri dal mare.
La particolarità di questa regione sono i due fiumi, il Tigri e l'Eufrate, che attraversano tutta l'alluvio mesopotamico, fino a congiungersi alla foce nella zona paludosa dello Shatt-el-Arab, prima di gettarsi nel golfo Persico; anche il corso di questi due fiumi si è modificato nel corso dei millenni, soprattutto l'Eufrate che si è spostato verso occidente.[11] In questa regione le piogge sono a carattere stagionale, ciò comporta inondazioni in inverno e in primavera, intervallate da lunghi periodi di siccità, durante i quali i due fiumi possono rimanere in secca. Il problema dell'acqua fu, quindi, una delle maggiori preoccupazioni per il popolo sumerico, e di conseguenza una delle principali cause all'origine degli scontri fra le varie città mesopotamiche. [12]


La nascita delle città-stato
A partire dal periodo protodinastico (ca. 2900 a.C.) i Sumeri erano divisi in varie città-stato indipendenti, che esercitavano il loro potere su un territorio di circa 30 km di diametro [13] e i cui confini erano solitamente definiti da canali. I due edifici più importanti di ogni città erano il tempio, solitamente dedicato ad uno specifico dio, e un "palazzo", sede del potere "statale".

La centralità del tempio è evidente fin dagli esordi della civiltà sumerica (fase di Uruk; ca. 3500 a.C.), essendo inizialmente sia centro religioso che economico ed organizzativo.[14] In particolare nel tempio, oltre alle cerimonie religiose, venivano raccolte ed amministrare le eccedenze alimentari grazie alla presenza di magazzini, archivi ed ambienti di lavoro. A partire dal periodo proto-dinastico, il tempio, però, inizia a perdere il suo ruolo centrale per quanto concerne il potere decisionale ed organizzativo a scapito del palazzo, nonostante continui a mantenere le sue funzioni religiose e anche quelle economiche [15]. Questo fu un avvenimento di grande importanza: da una classe dirigente "sacerdotale", tendenzialmente "anonima" in quanto rappresentante del dio e che quindi non necessitava di legittimizzazione, si passò ad una classe dirigente "laica", che aveva invece la necessità di legittimare e affermare il proprio potere di fronte agli occhi del popolo e agli altri pretendenti al potere.

Le città sumeriche entrarono ben presto in competizione, soprattutto per il controllo e l'amministrazione della rete dei canali, indispensabili per drenare le acque in eccesso e al tempo stesso distribuirle alle zone più lontane. [16]. La costruzione di un nuovo canale o la deviazione di un tratto di canale "a monte" andava, ovviamente, ad influire su quelli "a valle", con ingenti ripercussioni per le varie città. I primi canali a carattere locale vennero costruiti già nell'epoca di 'Ubaid, ma è solo dal IV millennio a.C. che si assiste ad opere più ingenti, che collegano più città permettendo lo sviluppo del trasporto fluviale. [17]

Le varie città-stato, controllavano un territorio che si estendeva anche al di fuori delle mura, integrando i villaggi circostanti. La popolazione dei villaggi doveva contribuire all'accumulazione degli alimenti cedendo una parte della produzione agricola e fornire mano d'opera (corvée) oltre che militare in caso di bisogno. [18]


Il governo delle città
Ogni città era governata da una dinastia locale (bala) e i termini usati per indicare il regnante variano da città a città. Ad esempio il termine en, con significato di "gran sacerdote", è utilizzato ad Uruk, il termine ensi, con significato di "fattore del dio", a Lagash, il termine lugal (letteralmente "uomo grande") con significato di "re", nelle città di Ur e Kish. [19] Questi termini hanno significati e sfumature diverse che rispecchiano le diverse ideologie alla base del potere. Il termine en evidenzia in modo chiaro che all'inizio il potere era nelle mani del tempio e come questo sia ancora, in alcune città, una forte presenza; il termine ensi sta ad indicare che il dio ha concesso la fiducia a quella specifica dinastia nel governo della città; infine il termine lugal sottolinea la nascita di una regalità "laica", dove il re assume caratteristiche e qualità più umane. [20] Le prime due titolature sono presenti anche nelle epoche più antiche (fase di Uruk e Gemdet Nasr; ca. 3500-3000 a.C.) mentre il termine lugal appare solo a partire dal periodo proto-dinastico quando, per l'appunto, si assiste alla nascita del "palazzo".

Il termine lugal non deve comunque ingannare: il re resta ancora subordinato al dio ed ogni sua azione è legittimata dal volere divino: senza il consenso della divinità ogni azione è destinata a fallire [21]. La regalità è perciò donata dagli dei e i re sono amministratori di un territorio e una popolazione che comunque appartengono alla divinità. Il termine lugal, quindi, più che descrivere una regalità laica, che nega o si distacca dalla religione, vuole sottolineare la necessità da parte del "palazzo" di mettere sotto controllo e subordinare il tempio e le sue attività rispetto a quelle del palazzo. La "laicizzazione" del potere ebbe come conseguenza l'idea che il re fosse un uomo come tutti gli altri e che dovesse in qualche modo giustificare le proprie azioni. A partire dal periodo proto-dinastico appaiono, perciò, le prime iscrizioni regie su vasi, fondazioni di templi, statue oltre ai primi veri e propri monumenti celebrativi (si veda ad esempio la famosa stele degli avvoltoi), proprio con lo scopo di dimostrare la grandezza, l'efficienza e le qualità del re, oltre al suo stretto legame e i suoi buoni rapporti con la divinità. [22]

Elenco delle principali città mesopotamiche da Nord a Sud:

Mari -- 34°27′N 40°55′E / 34.45, 40.917
Agade -- 33°06′N 44°06′E / 33.1, 44.1
Kish (Tell Uheimir & Ingharra) -- 32°33′N 44°39′E / 32.55, 44.65
Borsippa (Birs Nimrud) -- 32°23′30″N 44°20′30″E / 32.39167, 44.34167
Nippur (Nuffar) -- 32°10′N 45°11′E / 32.167, 45.183
Isin (Ishan al-Bahriyat) -- 31°56′N 45°17′E / 31.933, 45.283
Adab (Tell Bismaya) -- 31°57′N 45°58′E / 31.95, 45.967
Shuruppak (Fara) -- 31°46′N 45°30′E / 31.767, 45.5
Girsu (Tello) -- 31°37′N 46°09′E / 31.617, 46.15
Lagash (Al-Hiba) -- 31°26′N 46°32′E / 31.433, 46.533
Bad-tibira (Al Medina) -- 31°46′N 46°00′E / 31.767, 46
Uruk (Warka) -- 31°18′N 45°40′E / 31.3, 45.667
Larsa (Tell as-Senkereh) -- 31°14′N 45°51′E / 31.233, 45.85
Ur (Mesopotamia) (al Muqayyar) -- 30°57′45″N 46°06′11″E / 30.9625, 46.10306
Eridu (Abu Shahrain) -- 30°48′57.02″N 45°59′45.85″E / 30.8158389, 45.9960694
Alcune città minori:

Sippar (Abu Habba) -- 33°03′N 44°18′E / 33.05, 44.3
Kutha (Tell Ibrahim) -- 32°44′N 44°40′E / 32.733, 44.667
Dilbat (Tell ed-Duleim) -- 32°09′N 44°30′E / 32.15, 44.5
Marad ((Wanna es-) Sadun) -- 32°04′N 44°47′E / 32.067, 44.783
Kisurra (Abu Hatab) -- 31°50′N 45°26′E / 31.833, 45.433
Zabala (Tell Ibzeikh) -- 31°44′N 45°52′E / 31.733, 45.867
Umma (Tell Jokha) -- 31°38′N 45°52′E / 31.633, 45.867
Kisiga (Tell el-Lahm) -- 30°50′N 46°20′E / 30.833, 46.333
Awan
Hamazi
Eshnunna
Akshak
Zimbir
Frammento di iscrizione cuneiforme di Urukagina (o Uruinimgina), ensi di Lagash. Terracotta, ca. 2350 a.C., scoperta a Tello (antica Girsu). L'iscrizione recita "Egli [Urukagina] scavò (…) il canale nella città di NINA. Prima fece erigere l'Eninnu; infine, fece erigere l'Esiraran" Tavoletta cuneiforme di Eannatum, ensi di Lagash, inerente un conflitto sui confini, che opponeva Lagash ad Umma. Terracotta, ca. 2430 a.C. Scoperto a Tello, (antica Girsu). Conchiglia intarsiata che reca il nome di Akurgal, figlio di Ur-Nanshe, re di Lagash. Proto-Dinastico III (ca. 2500 a.C.). Scoperta a Tello, (antica Girsu). Frammento di una stele recante l'iscrizione "Ur-Nanshe, figlio di Gunidu, per Ningirsu". Lagash, Proto-Dinastico III (ca. 2500 a.C.). Scoperta a Tello, (antica Girsu).
Vaso dedicato da Entemena, ensi di Lagash, al dio Ningirsu. Argento e rame, ca. 2400 a.C.. Scoperto a Tello, (antica Girsu). Avvoltoi volano sui cadaveri dei soldati della città di Umma. Particolare della stele degli avvoltoi. Circa 2450 a.C., scoperta a Tello (antica Girsu). La stele è uno dei monumenti più significativi a partire dal periodo proto-dinastico, in quanto ha lo scopo di celebrare e dimostrare la potenza e l'efficienza del re.




Non è semplice riassumere le vicende storiche che hanno caratterizzato la civiltà sumerica, soprattutto per le fasi più antiche. In primo luogo perché (almeno inizialmente) non è mai esistito uno vero e proprio stato sumerico, ma solamente varie città-stato indipendenti che lottavano fra loro, nonostante fossero legate da una base culturale comune; in secondo luogo per la mancanza di fonti archeologiche e testi scritti, oltre alla difficoltà nel condurre gli scavi in luoghi ancora oggi poco sicuri.


Le datazioni [modifica]
Innanzitutto è necessario sottolineare che tutte le datazioni, soprattutto le più antiche, sono approssimate. Fino a metà del II millennio a.C. si conserva ancora un buon grado d'approssimazione (circa 10-15 anni), mentre oltre questa soglia le date diventano molto più imprecise e le più antiche posso variare anche di un millennio. [23] La difficoltà di datazione sta nel fatto che il metodo utilizzato (il metodo del carbonio-14) non è lineare, nel senso che il tasso di riduzione progressiva del C-14 non è stato omogeneo nel tempo. [24] Negli ultimi anni, grazie all'applicazione della dendrocronologia, è stato possibile studiare le fluttuazioni di C-14 avvenute nel tempo, permettendo di ricalibrare le date. Ad esempio, un campione risalente al periodo "tardo 'Ubaid" utilizzando la cosiddetta "lower half-life" ("Cronologia breve") viene datato al 4133 a.C., adottando la "higher half-life" ("Cronologia lunga") al 4322 a.C., e al 5072 a.C. adottando la calibratura.[25]. Siccome gli studi di ricalibratura sono ancora in atto, convenzionalmente viene ancora utilizzata la "Cronologia breve".


Cronologia
Segue una breve cronologia dell'area riguardante la bassa Mesopotamia, che copre il periodo di tempo durante il quale è originata, sviluppata e decaduta la civiltà sumerica. [26]

Periodo di 'Ubaid 4500-3500 a.C.
Antico 'Ubaid 4500-4000 a.C.
Tardo 'Ubaid 4000-3500 a.C.
Periodo di Uruk 3500 a.C.-3100 a.C.
Antico Uruk 3500-3300 a.C.
Tardo Uruk 3300-3100 a.C.
Gemdet Nasr 3100-2900 a.C.
Periodo proto-dinastico 2900-2200 a.C.
Periodo proto-dinastico I 2900-2750 a.C.
Periodo proto-dinastico II 2750-2600 a.C.
Periodo proto-dinastico IIIa 2600-2450 a.C.
Periodo proto-dinastico IIIb 2450-2350 a.C.
Periodo di Akkad 2350-2200 a.C.
Periodo dei Gutei 2200-2120 a.C.
Periodo di Ur III 2120-2000 a.C.

Periodo di 'Ubaid e di Uruk: l'urbanizzazione [modifica]
Come già accennato, esistevano vari complessi culturali in Mesopotamia precedenti l'arrivo dei Sumeri, che probabilmente giunsero in quel lasso di tempo che va dall'inizio del periodo di 'Ubaid alla fine del periodo di Uruk. Si può affermare che le principali innovazioni tecnologiche e socio-culturali che caratterizzano la civiltà sumerica, fra cui l'urbanizzazione, non siano stati portati con sé dai Sumeri, ma progressivamente elaborate sul posto a contatto con le culture locali.

Il processo di urbanizzazione inizia nel cosiddetto periodo di 'Ubaid (ca. 4500-3500 a.C.). I centri principali in questa fase sono soprattutto: Eridu e Ur nel profondo sud mesopotamico. [27] Questa fase si caratterizza dunque per un generale tendenza alla centralizzazione che porterà alla nascita di aggregati socio-economici e politici molto più complessi dei precedenti villaggi neolitici che caratterizzavano le culture anteriori; questo porterà, ad esempio, alla costruzione dei primi canali che permettono di controllare le piene e ridistribuire l'acqua. [28]

Attorno al 3500 a.C. si conclude il periodo 'Ubaid e inizia il periodo di Uruk (ca. 3500 a.C.-3100 a.C.). Non c'è una rottura tra queste due fasi, in quanto lo sviluppo tecnologico e organizzativo prosegue sulla stessa linea [29], ma vi è un mutamento nel tipo di ceramica distintivo (da ceramica dipinta ad una di tipo lustrato). In questa fase il sito guida si trova sempre nel sud della Mesopotamia, ma passa dalla città di Eridu, ad Uruk, mentre nel nord assume un ruolo primario Tepe Gawra. Il periodo di Uruk segna l'ormai avvenuto passaggio alla città; le prove di questo sono varie: la cinta muraria di Uruk che si sviluppa su una lunghezza di 9 km, l'uso dei "calculi" (strumenti per la gestione contabile), la produzione massiccia di ceramica ottenuta attraverso torni e stampi che indica una richiesta molto forte da parte di committenti extrafamiliari. [30] È sempre in questo periodo che il "tempio", assieme alle sue strutture economiche e dirigenziali, conosce un potenziamento che lo porterà, per ora, a divenire il principale centro di potere (risalgono a questo periodo i primi importanti resti templari delle città di Uruk, Ur e Tepe Gwara). [31]

Questo lungo processo, spesso denominato "rivoluzione urbana", porta a vasti mutamenti dal punto di vista demografico, tecnologico e socio-economico. Sebbene le città del nord e del sud della Mesopotamia raggiungano lo stesso livello tecnico e organizzativo, quelle meridionali sono avvantaggiate grazie ad uno sviluppo agricolo più intenso, garantito dai vasti territori pianeggianti drenati attraverso l'uso dei canali. Semplificando, l'accumulo di eccedenze alimentari consente un aumento demografico e l'origine delle città significa anche origine dello Stato con l'ovvia nascita di una dirigenza politica e di altre figure specialistiche che portano a una più netta stratificazione socio-economica. Agli sviluppi socio-economici, si affiancano quelli tecnici e culturali: la presenza di emittenti pubblici (il palazzo e il tempio) assicurano una grande quantità di lavoro che porta a far prevalere la quantità sulla qualità e quindi allo sviluppo di nuove tecniche lavorative [32] L'aumento degli scambi commerciali porta ad un uso più frequente del metallo, soprattutto rame verso la fine del periodo di Uruk anche del bronzo.[33] Ma l'aumento degli scambi commerciali fa anche sorgere la necessità, da parte del tempio e del palazzo, di garantire la correttezza delle operazioni e di mantenere un archivio degli scambi e delle spese, portando in questo periodo alla nascita della scrittura cuneiforme, da molti ritenuta la prima vera forma di scrittura. [34]


Periodo proto-dinastico: l'affermazione della città e i primi re [modifica]
Con il periodo proto-dinastico si entra ufficialmente nella "storia" grazie alla presenza di una documentazione scritta. Questa è scarsa e solamente di carattere amministrativo nel primo periodo (Proto-Dinastico I; ca. 2900-2750 a.C.), mentre diviene più consistente e anche di carattere storico-politico nelle fasi successive (Proto-Dinastico II-III; ca. 2750 a.C.-2350 a.C.).

Dopo una prima fase dominata dalla città di Uruk (periodo di Gemdet Nasr; ca. 3100-2900 a.C.), e la parentesi recessiva del Proto-Dinastico I, le varie città dell'alluvio mesopotamico ebbero uno sviluppo demografico, economico e militare simile, divenendo vere e proprie città-stato indipendenti in perenne lotta fra loro.[35]:a sud Uruk, Ur, Eridu, leggermente più ad est Lagash e Umma, in zona centrale Adab, Shuruppak e Nippur, a nord Kish, Eshnunna e Mari. [36].

Nella prima fase del Proto-Dinastico il tempio continua ad essere il principale luogo di potere e ogni città ha una propria divinità protettrice. Ma si assiste anche alla nascita di nuove forme di religiosità, con l'affermarsi di varie divinità e la costituzione di pantheon specifici per ogni città. [37] Dal Proto-Dinastico II compaiono però, come già detto, i primi palazzi, che testimoniano il passaggio a nuove forme di governo che si liberano, in parte, del giogo templare.

Le città sumeriche entrarono ben presto in competizione, soprattutto per il controllo e l'amministrazione della rete dei canali, indispensabili per drenare le acque in eccesso e al tempo stesso distribuirle alle zone più lontane.[38] La costruzione di un nuovo canale o la deviazione di un tratto di canale "a monte" andava, ovviamente, ad influire su quelli "a valle", con notevoli ripercussioni per le varie città.

Una fonte molto importante per ricostruire le prime dinastie è la "lista reale sumerica", sebbene non sia del tutto attendibile per le dinastie più antiche, da un lato per la sua parzialità nelle scelte delle dinastie da rappresentare, dall'altro perché dinastie coeve vengono spesso poste in successione. [39] La lista, come molte altre liste arcaiche, è divisa in due parti: la prima riporta i nomi di sette re antecedenti il diluvio, probabilmente di origine mitica e con regni dalla durata lunghissima (oltre 100, 150 anni). La seconda parte continua con le seguenti parole:

« Dopo che il Diluvio spazzò via ogni cosa e la regalità fu discesa dal cielo, il regno ebbe dimora in Kish. »


In effetti il primo re sulla lista il cui nome è conosciuto anche da altre fonti indipendenti è quello di Etana, tredicesimo re della prima dinastia di Kish. Inoltre le prime iscrizioni regali ritrovate appartengono a Enmebaragesi, ventiduesimo e penultimo re della dinastia di Kish, il cui nome è anche accennato nell'epopea di Gilgamesh.


La dinastia di Lagash
Un frammento della "Stele degli avvoltoi"Stranamente la "lista reale sumerica" non descrive una delle dinastie meglio conosciute e documentate di questo periodo: la dinastia di Lagash. Questa è nota grazie a importanti ritrovamenti di monumenti ed iscrizioni reali. La dinastia fu fondata attorno al 2500 a.C., e il terzo re della dinastia, Eannatum (ca. 2450 a.C.), riunì sotto il suo potere tutto il Sumer, conquistando le città di Kish, Uruk, Ur e Larsa e riducendo Umma, l'acerrima rivale di Lagash, a città tributaria; le sue gesta sono incise sulla famosa "stele degli avvoltoi".[40]

Con Eannatum si aprì un periodo di violenta lotta interna tra il potere reale e la casta sacerdotale. Fu solo grazie a Urukagina, nono re della dinastia, che il potere dei sacerdoti venne notevolmente ridotto. Urukagina distrusse la vecchia burocrazia, risanò l'economia, si avvalse di funzionari di controllo, istituì un primo codice legale e diede vita a una sorta di programma di interventi sociali, che tra l'altro contemplava la protezione e l'assistenza alle vedove e agli orfani.

In seguito Lugalzaggesi, re di Uruk (precedentemente re di Umma), detronizzò Urukagina e sottomise la città di Lagash. Lugalzaggesi conquistò anche Ur, Larsa, Umma, Nippur, portando sotto il suo potere tutta la bassa Mesopotamia. Tuttavia nelle sue iscrizioni egli afferma di regnare dal "mare inferiore" al "mare superiore", intendendo dal Golfo Persico al mar Mediterraneo; probabilmente egli raggiunse effettivamente il Mediterraneo, ma solo attraverso alleanze, visto che città intermedie come Kish, Mari ed Ebla non gli furono sottomesse. [41] Il potere di Lugalzaggesi non era poi così profondo e radicato nemmeno nella bassa Mesopotamia, visto che dopo la sconfitta subita, Urukagina continuò ad emettere proprie iscrizioni, chiaro segno che aveva conservato un qualche potere.


Dinastia accadica: la creazione del primo impero
Il violento regno di Lugalzaggesi fu presto abbattuto da Sargon il Grande (2335-2279 a.C.), re degli Accadi, popolazione semitica stanziatasi poco a nord della bassa Mesopotamia. Sargon in una prima fase conquistò tutte le principali città sumeriche unificando la Mesopotamia sotto il suo dominio. Nelle sue iscrizioni si vanta di "aver vinto 34 battaglie e sottomesso 50 ensi e di "aver lavato le sue armi insanguinate nel mare inferiore". [42] Nonostante queste numerose vittorie, egli non era ancora riuscito a creare un impero che si estendesse dal Mediterraneo al golfo Persico, visto che re il regno di Mari restava indipendente. In una seconda fase Sargon si dedicò all'ampliamento e al rafforzamento delle rotte commerciali con spedizioni fino a Magan (attuale Oman) e Melukka (valle dell'Indo). [43] In una terza fase riprese gli scontri, soprattutto con alcuni regni confinanti ad occidente: l'Elam e Barakhshi. I figli e successori Rimush e Manishtusu risolsero alcune rivolte scoppiate nelle città sumeriche e condussero alcune spedizioni contro popolazioni confinanti.

Con il nuovo successore Naram-Sin l'impero accadico toccò il culmine della sua espansione. Egli condusse alcune importanti spedizioni a nord e a nord-ovest, riuscendo dapprima a sottomettere il paese di Subartu (corrispondente in pratica all'alta Mesopotamia; Assiria inclusa) e quindi a sconfiggere il potente regno di Ebla. [44] Con queste vittorie Naram-Sin riuscì finalmente a realizzare un impero che si estendeva dal mare inferiore al mare superiore, considerato così significativo sul piano ideologico fin dai tempi proto-dinastici. È da questo periodo che il titolo di "re delle quattro parti della terra" entra nella titolatura reale. [45] Dopo Naram-Sin l'imperò accadico entra in una fase di lenta decadenza, fino a quando scompare definitivamente per l'invasione dei Gutei, una popolazione nomade scesa dai monti Zagros.

Sotto la dinastia accadica avviene un importante cambiamento per quanto riguarda la struttura e la gestione dell'impero grazie all'istituzione di un forte governo centrale, con capitale Akkad. Il governo delle città sumeriche è lasciato ad ensi locali [46], ma questi dipendono strettamente dal re di Akkad. Avviene inoltre un'importante cambiamento sul piano ideologico: il re non è più visto come semplice amministratore da parte della divinità, ma esso stesso diventa una sorta di divinità che controlla l'impero: Naram-Sin sarà, infatti, il primo re ad auto-proclamarsi dio. Sono da ricercare anche in queste nuove ideologie politiche e religiose le cause delle numerose ribellioni da parte delle città sumeriche durante il regno accadico.

Resta comunque errato credere che con l'avvento di Sargon vi sia un'affermazione dell'elemento semitico su quello sumerico: infatti vi erano Semiti in Mesopotamia già nel periodo proto-dinastico e i re accadici non trascurarono mai le usanze sumeriche, anzi molto spesso cercarono un'integrazione o un compromesso fra le due culture.[47] Nonostante ciò è indubbio che la presenza semitica alterò la situazione complessiva: iniziano ad apparire testi ed iscrizioni in accadico che prendono il posto della scrittura sumerica e, soprattutto, vi è uno spostamento del potere politico-amministrativo verso nord (luogo di provenienza degli Accadi, e sede della loro capitale Akkad).


L'invasione dei Gutei
Verso il 2190 a.C. l'impero accadico, già debole per la disorganizzazione degli ultimi re accadici e la vastità del territorio che impediva un controllo efficace, fu invaso dai Gutei, popolazione montanara proveniente dai monti Zagros. I Gutei, barbari e poco civilizzati, depredarono tutte le città trucidando le popolazioni e distruggendo la capitale Akkad.

Durante questo lasso di tempo non fu più presente un governo centrale. La lista reale sumerica fornisce un lungo elenco di re gutei, dei quali non sappiamo praticamente nulla, vista l'assenza di tracce epigrafiche e culturali in genere. [48] È chiaro quindi che i Gutei non segnarono in modo profondo la cultura sumerico-accadica, anche per il semplice fatto che il loro centro di potere restò sempre sulle montagne permettendo alle città sumeriche del sud di mantenere una certa indipendenza.


La rinascita neo-sumerica: l'impero della terza dinastia di Ur
L'invasione dei Gutei non fu così devastante; come accennato le città del sud sumerico mantennero la loro indipendenza e si distinsero per un'intesa attività culturale. Abbiamo una numerosissima documentazione soprattutto per quanto riguarda la dinastia di Lagash. Fra gli ensi di questa città si evidenzia in particolare Gudea, per la grande quantità di testi letterari e di statue votive a sua immagine, che ne fanno il re sumerico più famoso. [49]. Egli fu un re pacifico, che di dedicò alla costruzione di numerosi canali, edifici e templi, di cui il più famoso è l'E-ninnu, il tempio del dio Ningirsu, costruito con la collaborazione di altre città, senza badare a spese. [50].

La grande libertà lasciata alle città del sud sumerico, spiega perché la dominazione gutea sia durata circa un secolo. Nel 2120 a.C. il re Utu-khegal di Uruk (2120-2112 a.C.) sconfisse e scacciò, con una sola battaglia, l'esercito dei Gutei guidato da Tirigan, che fuggì nella città di Dubrum dove venne poi assassinato. [51]Si dissolse così il dominio guteo, senza lasciare tracce significative.

Utu-khegal fu sconfitto a sua volta da Ur-Nammu di Ur che fondò la Terza dinastia di Ur assumendo il titolo di "forte, re di Ur, re di Sumer e di Akkad" [52]. Questa dinastia governò poco più di cento anni dando vita a un periodo di pace e prosperità e arrivando a controllare un territorio esteso quanto quello dell'impero accadico. Ma la vera novità del regno della Terza dinastia di Ur non stava tanto nelle sue dimensioni ma nella sua organizzazione. Il potere si fondava su una struttura fortemente centralizzata, rappresentata da un massiccio apparato burocratico. In ogni città venivano collocati ensi di fiducia, che amministravano per conto del re. Tutte le città della bassa Mesopotamia persero quindi la loro millenaria autonomia.

Ur-Nammu, come Gudea, fu re pacifico e a lui si deve la ricostruzione monumentale della città di Ur e di altre città, oltre al rifacimento di strade, canali, la costruzione di templi e varie ziqqurat in diverse città: Ur (ziqqurat di Nanna), Uruk, Eridu e Nippur. [53] Sotto il suo regno fu dato grande impulso alla cultura sumerica e Ur-Nammu è entrato nella storia anche per aver emanato il primo codice di leggi che si conosca. Questo aveva una chiara intenzione di uniformare il paese, introducendo misure standard per la capacità (sila) e il peso (mina e siclo) oltre alle varie indennità da pagare per ogni reato. [54]

Il regno della terza dinastia di Ur raggiunse il suo massimo splendore sotto il figlio di Ur-Nammu, Shulgi, che in un primo momento si dedicò ad opere di costruzione e amministrazione. La seconda metà del regno fu invece dedicata ad una serie di campagne militari a nord nell'alta Mesopotamia. [55]

I due figli e successori di Shulgi, Amar-Sin e Shu-Sin, continuarono le campagne militari nel nord, ma dovettero prestare sempre più attenzione alla forti pressioni delle tribù amorree (Martu) a nord-ovest e di Elam a sud-est. Per fronteggiare i Martu venne costruito un lungo muro poco a nord di Akkad. [56]


La caduta definitiva
La III dinastia di Ur si dissolse all'incirca nel 2000 a.C. quando sotto il regno di Ibbi-Sin l'impero entrò in crisi. La ribellione di varie città sumeriche, alcune difficoltà naturali (scarse piene del Tigri e dell'Eufrate con conseguenti carestie), incursioni da un lato dei Martu e dall'altro dei Gutei, indebolirono sempre più il regno, ridimensionando il suo territorio. Nonostante ciò, Ibbi-Sin riuscì a governare per venticinque anni dalla sua capitale Ur, fino a quando gli Elamiti, dopo un lungo assedio, distrussero la città mettendola a ferro e fuoco e portando a Susa il re stesso, che morì in esilio. [57] La "lamentazione sulla distruzione di Ur" è un famoso testo sumerico inerente questo avvenimento.

Dopo la caduta di Ur si ebbe il cosiddetto periodo di Isin-Larsa (ca. 2000-1750 a.C.), durante il quale le città di Isin e Larsa estesero il loro potere su un vasto territorio. Vi è una sostanziale continuità con il periodo della III Dinastia di Ur, ma le due città non riusciranno mai ad eguagliare la gloria della terza dinastia di Ur [58]. Isin venne fortemente indebolita dagli attacchi di Larsa, ma ormai poco più a nord stava per nascere una nuova potenza, la città di Babilonia. Questa, sotto la guida di Hammurabi, conquisterà attorno al 1792 a.C. le città di Larsa, Eshnunna e Mari, dando vita all'impero babilonese. Da questo momento i Sumeri a poco a poco scompaiono: la loro lingua cade in disuso e l'elemento semitico predomina quello sumerico. Nonostante la scomparsa di uno stato e un potere sumerico, la cultura dei Sumeri sopravvive, soprattutto nella letteratura [59].


Società
Esistevano tre classi sociali:

La classe alta era formata dai sacerdoti, i nobili, i governanti e i funzionari
La classe media che comprendeva mercanti e artigiani. Questi venivano detti anche “uomini liberi”.
Infine vi erano agricoltori (molto spesso mezzadri) e pastori che conducevano un basso tenore di vita e non possedevano nessun peso politico.
Inoltre era praticata la schiavitù.

La nobiltà e la classe sacerdotale possedevano le terre e beneficiavano dei relativi proventi. Essi non dovevano pagare tributi al re, anche se periodicamente gli offrivano doni, che corrispondevano di fatto a delle tasse.


La classe borghese era il risultato dei fiorenti commerci, che costituivano l'unica ricchezza di un paese, povero di materie prime, che era costretto ad importare tutto dall'estero.
La classe media comprendeva anche gli artigiani e tutte quelle persone addette alle funzioni più disparate. Questi dovevano pagare le imposte e periodicamente offrire la loro mano d'opera per lavori pubblici (per esempio la riparazione dei canali di irrigazione). Di solito venivano ricompensati con le eccedenze agricole. Agricoltori e pastori conducevano un tenore di vita basso e non avevano nessun peso politico.


La condizione delle donne
La donna non era libera. Gli uomini dominavano sulle donne in quanto erano fisicamente più forti e le leggi sumeriche ponevano l'uomo sopra la donna. Se un marito moriva, la vedova era sotto il potere e il controllo del padre o del fratello del suo ex marito, o se aveva un figlio sotto il suo controllo.


L'educazione
Vita di un povero scolaro
Questo è il racconto di una tipica giornata di uno scolaro sumero, ritrovato su una tavoletta, che dimostra quanto fosse severa e rigida l'educazione scolastica.
Quando mi alzavo presto la mattina,
mi volgevo a mia madre e le dicevo:
"Dammi la colazione, devo andare a scuola!"
Mia madre mi dava due focacce e io uscivo;
mia madre mi dava due focacce e io andavo a scuola.
A scuola l'incaricato della puntualità diceva:
"Perché sei in ritardo?"
Io ero impaurito e il cuore mi batteva,
entravo davanti al mio maestro e facevo l'inchino.
Il mio direttore leggeva la mia tavoletta, diceva:
"Ci manca qualcosa", mi bastonava.
L'incaricato del silenzio diceva:
"Perché parlavi senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della condotta diceva:
"Perché ti sei alzato senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato della frusta diceva:
"Perché hai preso questo senza permesso?", mi bastonava.
L'incaricato di sumerico diceva:
"Perché non hai parlato sumerico?", mi bastonava.
Il mio maestro diceva:
"La tua mano non è buona", mi bastonava.

Le scuole sumere, dette edubba (casa delle tavolette), possono essere considerate le prime scuole dell'umanità e compaiono attorno al III millennio a.C.[60] Inizialmente l'istruzione era associata con il “sacerdozio” e lo scopo di queste scuole era quello di fornire scribi capaci di gestire l'amministrazione del Tempio e del Palazzo. Successivamente la situazione mutò, in quanto si formarono scuole al di fuori dei templi e l'insegnamento prese a sua volta un carattere più laico. Queste scuole erano frequentate esclusivamente dai figli delle famiglie ricche che potevano permettersi di sostenere le spese degli studi e la quasi totalità degli scolari erano di sesso maschile. [61].

A capo della scuola stava l'ummia, una sorta di moderno preside che veniva anche detto "il padre della scuola". Gli alunni erano detti "i figli della scuola" e vi erano poi i "fratelli maggiori" che erano i professori assistenti che svolgevano le mansioni d'insegnamento[62]. A questi si aggiungevano delle persone addette alla disciplina, che frustavano gli scolari poco disciplinati. Dalle numerose tavolette che sono state ritrovate sappiamo che l'insegnamento era soltanto di tipo pratico: imparare a memoria la grammatica e la complessa pratica della scrittura. Per ottenere questo risultato gli scolari dovevano ricopiare lunghe liste di nomi di piante, animali, pietre ecc. fino a quando non erano in grado di riprodurle con facilità e scioltezza. Gli insegnanti controllavano, quindi, l'esattezza del compito svolto. Nella seconda metà del III millennio a.C. si ravvisa anche un secondo tipo di programma di insegnamento, più letterario e creativo. Questo consisteva nel copiare, imitare e creare testi letterari che riguardavano quasi sempre miti e racconti epici [63].

La scuola sumera era molto dura e pesante: gli allievi venivano obbligati a studiare duramente dall'alba al tramonto a partire dalla prima infanzia fino all'adolescenza.[64] Non sappiamo se erano presenti vacanze, mentre il metodo pedagogico si basava soprattutto su punizioni corporali, come dimostra la presenza degli addetti alla disciplina; gli allievi, dice il maestro in una tavoletta, hanno le orecchie nella schiena.


Schiavitù
Nella società sumerica sembra fosse molto praticata la schiavitù. Gli schiavi erano più che altro prigionieri di guerra, ma potevano perdere la loro libertà anche cittadini che non saldavano i loro debiti, infatti un uomo che non restituiva un prestito rischiava di diventare schiavo con tutta la sua famiglia. Il figlio di una coppia di schiavi o di una schiava e un uomo libero diventava a suo volta schiavo.Inoltre c'èra anche una forma di "interessi" coloro che facevano dei prestiti pretendevano anche gli interessi in più.


Amministrazione e politica [modifica]
I Sumeri abitavano in diverse città-stato, ognuna centrata su un tempio dedicato al dio della città e governata da un re, che era intimamente legato ai riti religiosi della città.

Alcune tra le più grandi città furono (non in ordine cronologico): Babel, Ninive, Eridu, Kish, Lagash, Uruk, Ur e Nippur. Come queste città cominciarono a crescere, sentirono l'esigenza di primeggiare l'una sull'altra, provocando così un millennio di quasi incessanti guerre sui diritti per l'acqua, le rotte commerciali e i tributi dalle tribù nomadi.


Agricoltura
Il primo manuale di agricoltura
Una tavoletta ritrovata a Nippur, sembra essere il primo "manuale" della storia. Questa tavoletta si compone infatti di una serie di istruzioni rivolte da un fattore al proprio figlio circa le attività agricole da attuare per ottenere un buon raccolto. Vieni qui presentata la prima parte.
"Nel tempo che fu, un fattore diede questi consigli al proprio figlio: sul punto di coltivare il tuo campo, abbi cura di aprire i canali d'irrigazione in modo che l'acqua non raggiunga nel campo un livello troppo alto. Quando l'avrai vuotato dell'acqua, vigila sulla terra umica perché resti piana; non permettere che la calpesti alcun bove vagante. Caccia le bestie randage e tratta questo campo come un terreno compatto. Dissodalo con dei martelli pesanti non più di 2/3 di libbra ciascuno. La stoppia (?) del campo dovrà essere strappata a mano e legata in covoni. Le sue crepe dovranno essere colmate con l'erpice e i quattro lati verranno recintati. Mentre il campo brucia al sole estivo sia diviso in settori uguali. Gli attrezzi vibrino di attività (?). La sbarra del gioco dovrà essere rinforzata, la tua nuova frusta fissata con chiodi e il manico di quella vecchia riparato dai figli dei braccianti."

(tratto da Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, pag. 73 )

L'agricoltura è sempre stata la base dell'economia sumera, la fonte principale della vita e del benessere di Sumer. I primi documenti scritti del periodo proto-dinastico, integrati con i dati archeologici e paleo-ecologici, permettono di far luce sul tipo di colture e modalità di coltivazione utilizzate [65].

Le prime sperimentazioni di coltivazioni in Medio Oriente risalgono almeno al 7000 a.C., ma è con l'arrivo dei Sumeri che l'agricoltura mesopotamica fa un grande balzo in avanti, soprattutto grazie alla loro abilità nel costruire impianti di irrigazione. A partire dal periodo di Uruk venne introdotto l'aratro a trazione animale e l'irrigazione estensiva, favorendo così una ricca produzione agricola. Essendo la Mesopotamia un territorio soggetto a siccità, i campi erano creati nelle adiacenti ai canali. Questi erano costruiti a un livello superiore rispetto la piana circostante, permettendo all'acqua di defluire naturalmente nei terreni agricoli[66]. I campi si affacciavano al canale sul lato corto e venivano irrigati e arati in direzione del lato lungo; questo dava la possibilità di irrigare un maggior numero di campi[67]. Le coltivazioni si disponevano perciò a "doppio pettine" intorno ai canali. Non tutti i terreni erano coltivati, ma si attuava una rotazione biennale, lasciando riposare i campi utilizzati l'anno precedente. Le produzioni, almeno inizialmente, erano molto buone, nell'ordine di 20:1 o anche di 30:1 [68].

Le zone adiacenti ai canali erano coltivate a cipolle, aglio, legumi e palme da dattero, mentre i terreni più difficilmente raggiungibili dall'irrigazione erano destinati ai cereali: orzo, frumento, emmer[69]. Le tavolette sumeriche ci informano che già dal periodo proto-dinastico molti campi vennero abbandonati per eccessiva salinizzazione, dovuta al fatto che l'acqua non drenata, evaporando, lascia sali sul terreno [70]. Questo avveniva soprattutto nei territori pianeggianti del sud mesopotamico, e qui, perciò, era quasi esclusivamente coltivato l'orzo (più resistente), mentre nel nord vi era un sostanziale equilibrio fra orzo, frumento ed emmer [71]. L'orzo era anche impiegato per produrre la birra, che probabilmente aveva una consistenza più densa rispetto a quella attuale, visto che in alcuni rilievi i personaggi rappresentati la bevono attraverso delle cannucce [72].

Per quanto riguarda l'orzo e i cereali in generale, aratura e semina si effettuavano contemporaneamente grazie a una seminatrice. Al momento della mietitura gli uomini lavorano a gruppi di tre: un falciatore, un accovonatore e un terzo di cui non si conosce esattamente la mansione [73]. Dopo la mietitura i contadini usavano carri trebbiatori per separare le teste dei cereali dai gambi e poi un traino trebbiatore per raccoglierne i chicchi [74].

I contadini non potevano tenere la maggior parte del raccolto visto che circa i due terzi di questo veniva trasportato nei magazzini del tempio o del palazzo[75].


Cultura [modifica]

Lingua e scrittura
Per approfondire, vedi la voce Lingua sumera.
Esempio di scrittura cuneiformeIl Sumero è una lingua isolata, cioè non è collegato a nessun altro linguaggio conosciuto. Ci sono stati molti tentativi mai riusciti di connettere il Sumero ad altre lingue, specialmente del gruppo uraloaltaico. È una lingua agglutinante, ossia i morfemi (unità di parola) vengono messi insieme per creare parole.

È anche conosciuta per essere la prima lingua SOV, ovvero Soggetto Oggetto Verbo.

Le prime iscrizioni sono in forma pittografica, la cui stilizzazione porterà alla scrittura cuneiforme.

Una produzione di testi estremamente ampia (centinaia di migliaia di scritti) in lingua Sumera sono sopravvissuti; per lo più in tavole d'argilla. Il Sumero utilizza una scrittura cuneiforme, ed è la forma di scrittura conosciuta più antica. Alcuni tipi di testi Sumeri includono lettere personali, lettere di affari e transazioni, ricevute, liste lessicali, leggi, inni e preghiere, incantesimi magici, e testi scientifici comprendenti matematica, astronomia e medicina. Le iscrizioni monumentali e testi su diversi oggetti come statue, mattoni, chiodi e ciotole sono anche molto comuni. Molti testi esistono in copie multiple perché erano ripetutamente trascritti dagli scribi per esercitazione, talvolta anche in un sumero arcaico come ossequio delle tradizioni.

Nella forma più arcaica il sumero si presenta come un insieme graficamente ben organizzato di segni (un migliaio circa) a carattere pittografico, sì che ogni segno è indicativo di un oggetto o di un concetto. L'originario aspetto pittografico si evolve poi attraverso i secoli, stilizzandosi sempre più, fino a raggiungere una linearità pressoché standard dei segni, riducendone notevolmente il numero, ed arricchendoli (elemento fondamentale) anche di un valore puramente fonetico. I testi sumerici più antichi presentano una scrittura che va da destra verso sinistra, e dall'alto verso il basso. In seguito, ma solo intorno al XV secolo a.C. in epoca cassita, e per ragioni del tutto sconosciute, subirà una profonda trasformazione, e la scrittura cuneiforme sarà diretta da sinistra verso destra, e dall'alto verso il basso, come la nostra. Essa ha subito quindi una rotazione in senso antiorario. Nessuna ragione tecnica può spiegare questa nuova impostazione, né la forma dello stilo (usato per secoli nel verso verticale), né il problema di un eventuale cancellazione dei segni dovuta al passaggio della mano dello scriba sull'argilla ancora fresca (perché il verso delle tavole, scritto sempre con direzione opposta al recto, avrebbe presentato lo stesso inconveniente), né altri motivi già da tempo proposti. Il fenomeno è ancora oggi sub iudice [76]. Leggere e capire un testo sumerico risulta difficile anche per gli esperti. I documenti più problematici sono i testi più arcaici, che spesso sono privi di morfemi, o non rispettano pienamente la successione grammaticale dei lessemi, rendendo spesso ambigua l'interpretazione logica del discorso. L'evoluzione dei segni cuneiformi, dal carattere pittografico e ideografico al valore fonetico, ha fatto sì che questo tipo di scrittura, in forme semplificate, sia stata utilizzato per la notazione di varie lingue, come l'hittita, il hurrita, l'ugaritico, in varie aree del Vicino Oriente antico (Medio Oriente) e della Penisola Arabica, fin quasi alla vigilia dell'avvento dell' Islam.


Letteratura [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Letteratura sumerica.

I Sumeri crearono la più antica letteratura di cui abbiamo notizia. Tra i principali generi letterari vi erano poemi mitologici, poemi epici (il più famoso dei quali è l'Epopea di Gilgamesh), inni regali, inni religiosi. Alla letteratura sumera appartiene anche il più antico autore di cui abbiamo notizia: la sacerdotessa Enheduanna.


Architettura
Per approfondire, vedi la voce Architettura sumera.

La pianura del Tigri-Eufrate era carente di minerali e alberi e le strutture architettoniche sumere erano quindi costruite con mattoni di argilla, canne, e bitume, senza l'uso di malta o cemento.

Le costruzioni private e pubbliche dovevano apparire di colore bruno scuro e senza finestre (per combattere la calura estiva e per poter difendersi meglio in caso di attacco). Queste costruzioni si deterioravano facilmente, quindi venivano periodicamente distrutte, livellate e ricostruite nello stesso punto. Questo costante ricostruire, aumentò gradualmente il livello delle città, che finirono per diventare più elevate rispetto alle circostanti pianure. Queste colline che risultavano, sono dette tell e si trovavano spesso nell'antico Medio Oriente.

Le più famose costruzioni sumere, e in generale mesopotamiche, erano le ziqqurat, ampie piattaforme terrazzate, costruite con mattoni e strati di canne, alte fino a sessanta e più metri, e che supportavano una cella templare. La Biblica Torre di Babele rappresenta, con tutta probabilità, la descrizione ideale e letteraria della ziqquarat della città di Babilonia, famosa in tutto il mondo antico, e descritta anche da Erodoto.

I sigilli cilindrici dei sumeri erano di varia tipologia; attestavano il contenuto, il produttore,la zona di provenienza e la quantità delle merce, esattamente come ora il vino italiano d.o.c.; inoltre, dipingono case costruite con le canne, non diversamente da quelle costruite dagli Arabi delle Paludi dell'Iraq meridionale, nello Shatt-al-Arab, fino a tempi recenti.

I templi e i palazzi sumeri, facevano uso di materiali e tecniche più avanzate, come contrafforti, e nicchie, ed erano variamante decorati, a volte con mezze colonne, e mosaico di chiodi d'argilla la cui testa era colorata.

I Sumeri, inoltre, erano molto abili nello scavo e nella utilizzazione dei canali ad uso di irrigazione. Famoso è anche il ricordo del cosiddetto giardino pensile, che nella città di Babilonia avrebbe abbellito il palazzo di Nabucodonosor II: sulle volte di mattoni, massicce e alte, sarebbe stata trasportata una grande quantità di terra su cui coltivare piante e fiori.


Geografia
Secondo un antico mito sumerico, dal mare primitivo, fonte di ogni cosa esistente, impersonato dalla dea Mammu, si originarono il dio del ciel An e la dea della Terra Ki. Dal loro connubio nacque Enlìl, dio dell'aria che si pensava risiedesse sulla Terra. Dall'unione di questi nacque la vita vegetale e animale, mentre Enki, un poco chiaro dio mitico, creò invece l'uomo.


Musica
Sembra che i Sumeri amassero molto la musica. Molti testi fanno specifico riferimento a tradizioni musicali e dimostrano chiaramente che i Sumeri utilizzavano simboli specifici per registrare alcune componenti musicali, come l'intonazione, centinaia di anni prima della nascita della civiltà greca, spesso accreditata come la prima cultura che ha sviluppato testi riguardanti la musica. Inoltre, l'ampia testimonianza iconografica permette di riconoscere i vari strumenti musicali utilizzati all'epoca, fra i quali si notano strumenti a corda, a fiato e a percussione [77].

Vari strumenti musicali sono stati rinvenuti in Mesopotamia, soprattutto nel cimitero Reale di Ur (metà del III millennio a.C.), dove spiccano arpe, liuti, lire, strumenti a fiato, rappresentati da tubicini d'argento dotati di foro sul corpo, e forse tamburi. Questi strumenti erano solitamente realizzati in legno, osso o anche metallo.

In particolare si fanno apprezzare le arpe (zagsal) che esistevano almeno in tre diversi tipi. Nel cimitero Reale di Ur ne sono state rinvenute due: di legno, decorate con intarsi e fregi in oro, madreperla, lapislazzuli e conchiglia. Alcuni ritrovamenti sembrano inoltre dimostrare che già a partire dal III millennio a.C. venissero usate anche le trombe come strumento musicale [78].

La scoperta di numerosi strumenti musicali nelle tombe reali e l'illustrazione di musicisti nell'arte sumera fa quindi ritenere che la musica, ma anche la danza, avesse un ruolo molto importante nella vita religiosa e civica di Sumer. In effetti, come testimoniano testi neosumerici, gruppi di musicisti svolgevano attività musicali all'interno del tempio, accompagnando le cerimonie religiose [79]. La musica nella cultura sumerica aveva una funzione più che altro pratica ed era intimamente legata ai riti religiosi. Molto probabilmente veniva suonata solo in specifiche situazioni e non era ancora diffuso il concetto di musica suonata solo per puro divertimento.


Economia e commercio
Ritrovamenti di ossidiana proveniente da luoghi lontani in Anatolia e in Afghanistan, perle dal Dilmun (odierno Bahrain), legname dal Libano e parecchi sigilli con sopra incisi scritti della Valle dell'Indo, suggeriscono un'ampia rete di antichi commerci centrata nel Golfo Persico.

Il poema di Gilgamesh, si riferisce al commercio con terre lontane, per beni come la legna che scarseggiavano in Mesopotamia. In particolare era stimato il cedro del Libano.

I Sumeri usavano schiavi, anche se non erano fondamentali per l'economia. Le donne schiave lavoravano come tessitrici, pressatrici, massaie e facchini.

I vasai Sumeri decoravano le loro opere con dipinti in olio di cedro. I vasai usavano archetti di legno per produrre il fuoco necessario per cuocere i vasi e, per primi, usavano il tornio. I muratori e gioiellieri Sumeri conoscevano e utilizzavano l'avorio, l'oro, l'argento, la galena e i lapislazzuli.

Di grande importanza era l' uso di moneta non coniata, le c.d. mine d' argento, per le transazioni più importanti. Una tavoletta riporta la compravendita di un podere, con prezzo stabilito in mine; Fonte: Giovanni Pettinato "I sumeri". Ma arcor di più interessante è notare che tale tavoletta fu rinvenuta presso il tempio, la qual cosa fa supporre che i contratti immobiliari già venivano conservati (vedasi istituto giuridico della trascrizione). Riguardo ai sigilli, di vario genere, impressi sui vasi, si può ipotizzare che attestassero il contenuto (es. olio), il produttore, la provenienza (es. Uruk), la quantità, ecc., con sorprendente analogia alla moderna etichettatura di protezione(es. d.o.c., vino a denominazione di origine controllata) per evitare le frodi alimentari o le imitazioni servili (es. parmiggiano reggiano, malamente imitato dal parmisan).


Esercito [modifica]
I primi reperti che rappresentano scenari di guerra appartengono al periodo di Uruk [80]. Tra le antiche armi rinvenute si annovera una mazza di pietra, probabilmente appartenuta al re Meselim di Kish (ca. 2600 a.C.).

Inizialmente le armate sumere erano principalmente costituite da fanteria. Questa si serviva delle stesse armi usate per la caccia: lance e archi semplici (l'arco ricurvo non era ancora stato inventato).

Nel corso del III millennio a.C. venne introdotto il bronzo, con il quale si crearono spade, asce ed elmi. Altra importante introduzione, sempre in questo periodo, fu il carro da guerra[81]. I carri sumeri, trainati da onagri e condotti da un auriga, erano composti da una cesta intrecciata e quattro ruote piene. A fianco dell'auriga trovava posto un lanciatore di giavellotti. Queste antiche carrozze, meno efficaci in combattimento rispetto ai successivi progetti, erano però usate principalmente per il trasporto di armi e materiali [82]. Attorno alla metà del II millennio a.C. avviene però un nuovo radicale cambiamento nell'arte della guerra, grazie all'introduzione, dal vicino Egitto del cavallo. I pesanti carri a ruote piene iniziano ad essere sostituiti da più leggeri carri con ruote a raggi, che vengono trainati dai cavalli. L'uso intensivo del cavallo, e la creazione di una cavalleria, si dovrà comunque all'esercito assiro.

La fanteria regolare usava anche caschi di rame, mantelli di feltro e una specie di kilt in cuoio o lana.

Le lente falangi dell'esercito sumero, armate di pesanti lance e scudi, furono la causa della sconfitta contro l'esercito di Sargon il Grande, il cui esercito era invece dotato in gran parte di arcieri a cavallo, che permettevano di falcidiare i fanti sumeri senza troppe perdite.

Pannello detto "Stendardo di Ur", rinvenuto presso il Cimitero Reale della città, 2600 a.C. circa, h 20 cm, lapislazzuli, conchiglia e bitume; "faccia della guerra". Si vedono chiaramente nella fascia inferiore i carri sumeri trainati da onagri che travolgono i nemici sconfitti. Particolare della Stele degli avvoltoi, rinvenuta presso Tello (antica Girsu), circa 2450 a.C.. Si possono osservare la tenuta militare e le armi utilizzate. Elmetto sumerico rinvenuti a Ur. Colossale lancia con l'iscrizione "Lugal, re di Kish. Rame, Proto-Dinastico II, ca. 2600 a.C.. Rinvenuta a Tello (antica Girsu).
Mazza in marmo, ca. 3500–2900 a.C. (Periodo di Uruk), rinvenuta a Tello (antica Girsu).


Religione [modifica]
Frammento di stele rappresentante una divinità neo-sumeriana, 2120 a.C. Girsu, Tellō (Iraq meridionale) Per approfondire, vedi la voce Mitologia sumera.

È difficile parlare di una religione Sumera in quanto tale, siccome i credi e i riti variavano molto nel tempo e nelle distanze, e ogni città aveva il suo intreccio di mitologia e teologia.

I Sumeri adoravano una triade principale, rappresentata da An, dio del cielo; da Enlil, dio dell'aria, o dell'alito del vento e delle grandi tempeste (si consideri che il territorio è alluvionale e palustre; la parola paradiso, di derivazione indoeuropea, significa forse giardino palustre) ; e da Enki, dio della terra o del sottosuolo. Veneravano inoltre la dea Inanna, dea dell'amore e della guerra (equivalente alla dea Accadica Ishtar), il dio Dumuzi, dio della pastorizia, il dio Ningirsu patrono della città di Lagash, la dea Nammu, dea generatrice, e altre divinità, circa seicento, suddivise fra dei minori ed oggetti sacri.

Gli dei Sumeri (dingir, plurale dingir-dingir oppure dingir-e-ne) erano generalmente i patroni di particolari città, dove venivano venerati e avevano il loro tempio. La loro importanza religiosa logicamente seguiva le sorti politiche della città, cosicché spesso predominava, anche su tutto il paese, a volte invece era asservita ai voleri del vincitore. Particolarmente temuta era la distruzione del simulacro sacro, o il furto della statua che veniva portata in esilio dal nemico.

Secondo il credo Sumero, gli dei avrebbero creato gli umani dall'argilla, per usarli come servitori. Spesso gli dei esprimevano la loro ira e frustrazione nei terremoti: l'essenza della religione Sumera era sottolineare che tutta l'umanità stava alla mercé degli dei.

I Sumeri credevano che l'universo consistesse in un disco piatto racchiuso in una cupola. L'aldilà significava la discesa in un vile mondo inferiore, per passare l'eternità in una miserabile esistenza come un fantasma (Gidim).

I templi sumeri erano costituiti da una navata centrale con corridoi ai lati. A fianco dei corridoi c'erano le stanze dei sacerdoti, alla fine di uno dei due c'era un palco e una tavola di argilla per i sacrifici animali e vegetali. I granai e i magazzino si trovavano solitamente vicino ai templi. Dopo un certo periodo, i Sumeri cominciarono a piazzare i templi sopra colline artificiali, terrazzate e a più strati: le ziggurat.


Tecnologia [modifica]
Alcuni esempi di tecnologia Sumera sono: la ruota, la sega, il cuoio, lo scalpello, il martello, il fermaglio, le punte di trapano, il chiodo, lo spillo, l'anello, la zappa, la scure, il coltello, la punta di lancia, la punta di freccia, la spada, la colla, il pugnale, le pelli d'acqua, le borse, la bardatura, la barca, l'armatura, la faretra, la guaina, gli stivali, i sandali, l'arpione, e la distillazione della birra.

I Sumeri avevano tre tipi di barche:

Barche di pelle costituite da canne e tessuto animale
Barche a vela con bitume impermeabile
Navi con remi di legno, a volte tirate controcorrente da persone e animali camminanti lungo le sponde vicine

Eredità [modifica]
I Sumeri sono probabilmente ricordati principalmente per le loro molte invenzioni che ci hanno lasciato in eredità. Molti studiosi ritengono che la prima ruota sia comparsa in queste terre, nata prima sotto forma di tornio da vasaio. La scrittura cuneiforme è la prima di cui abbiamo notizia (con la possibile eccezione dell'ambigua e molto discussa antica scrittura europea[senza fonte]), contemporanea, o molto probabilmente antecedente, ai geroglifici egiziani di almeno settantacinque anni[senza fonte]. I Sumeri furono inoltre fra i primi veri astronomi e possedevano una corretta visione eliocentrica del sistema solare del quale riconoscevano cinque pianeti (tutti e cinque possono essere visti a occhio nudo).

Questa popolazione inventò e sviluppò l'aritmetica elaborando un sistema sessagesimale. Usando il sistema sessagesimale inventarono l'orologio[senza fonte] con i relativi 60 secondi, 60 minuti e 12 ore[senza fonte] ed i 12 mesi del calendario che sono ancora in uso. Inventarono la carrozza e le formazioni militari e furono i primi ad introdurre una divisione fra fanteria, cavalleria ed arcieri. Crearono inoltre il primo codice di diritto ed un sistema amministrativo completo di tribunali, prigioni e archivi governativi. Molti secoli dopo l'invenzione del cuneiforme, la pratica della scrittura si estese oltre i certificati di pagamento/debito e d'inventario e fu applicata per la prima volta nel 2600 a.C. per messaggi scritti e la consegna della posta, per la storia, le leggende, la matematica, le annotazioni astronomiche ed altre attività, corrispondenti generalmente ai campi di cui si occupavano insegnanti ed allievi. Di conseguenza le prime scuole convenzionali nacquero e si svilupparono sotto gli auspici del tempio principale della città-stato.

Ma ai Sumeri si deve soprattutto l'introduzione di un'agricoltura sistematica nell'antica Mesopotamia. Grano Einkorn e Emmer, orzo, pecore (all'inizio mufloni) e bovini (all'inizio bisonti europei) furono tra le più importanti specie coltivate ed allevate per la prima volta su larga scala.
Queste innovazioni fanno sì che i Sumeri siano considerati tra le culture più creative della preistoria e della storia dell'umanità. Enzo Biagi, nel suo libro Testimone del tempo, narra di aver conosciuto in California un barbiere celibe, fedele della Chiesa Caldea, che si vantava di essere l'ultimo sumero della Terra.


Note [modifica]
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 10
^ W. Hallo, W. Simpson, The Ancient Near East, pag. 28
^ John Nicholas Postgate, Early Mesopotamia: Society and Economy at the Dawn of History. Postgate afferma che la parola eme, "lingua", potrebbe essere diventata en, "signore", attraverso un'assimilazione consonantica.
^ Sumerian Questions and Answers URL consultato il 15-01-2008.
^ K. van der Toorn, P. W. van der Horst,Nimrod before and after the Bible, The Harvard Theological Review, pagg. 1-29
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^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 123
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^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 20
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 21
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 131
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 124
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 125
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 84
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 85
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 127
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 131
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 131
^ Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag. 109
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 134
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 24
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 17
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 18
^ Le date sono state tratte da: Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 68
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 70
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 72
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 24
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 73
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 83
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 55
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 10
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pag. 120
^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà pag. 59
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^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà pag. 26
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pag. 139
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pagg. 140-141
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^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà pag. 34
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^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà pag. 36
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^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pagg. 189-190
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pag. 189-190
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche pag. 191
^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 37
^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 41
^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 41
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 21
^ Alcuni documenti sembrano però segnalare anche la presenza di scribi femmine, anche se probabilmente queste dovettero ricevere un'educazione privata
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 23
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 25
^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, p. 26
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 128
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 94
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 128
^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 129
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^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 94
^ Chiara Dezzi Bardeschi, Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 96
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^ Samuel Noah Kramer, I Sumeri alle radici della storia, pag. 74
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^ Mario Liverani - Storia Universale - Le civiltà mesopotamiche, pag. 129
^ S.A.Picchioni, The Direction of Cuneiform Writing, in Studi Orientali e Linguistici, II, Bologna, 1984-85, 11-26
^ Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag.228
^ Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag.228
^ Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag.229
^ Chiara Dezzi Bardeschi - Mesopotamia. La culla della civiltà, pag. 49
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Bibliografia [modifica]
Liverani, Mario, Antico Oriente, Laterza, 1984.
Pettinato, Giovanni, Sumeri, Rusconi, 1994.
G. R. Castellino (a cura di), Testi sumerici e accadici, Torino, UTET, 1977.
G. Pettinato (a cura di), Mitologia sumerica, Torino, UTET, 2001 (antologia di testi mitologici sumerici in traduzione italiana).
E. Ascalone. Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi. Milano, Mondadori Electa, 2005. ISBN 88-370-3276-5
S. N. Kramer. I sumeri alle radici della storia. Roma, Newton & Compton, 1979. ISBN 88-8183-776-5

Altri progetti [modifica]
Commons
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Sumeri

Voci correlate [modifica]
Storia dei Sumeri
Lingua sumera
Scrittura cuneiforme
Epica di Gilgamesh
Gilgamesh
Lista dei re Sumeri
Architettura sumera
Astronomia sumera
Calendario sumero

Collegamenti esterni [modifica]
Geografia

(EN) Mappa della Mezza Luna fertile
Storia

(EN) La storia dell'antico medio oriente
Linguaggio

(EN) Sumerian Language Page, forse il più vecchio sito internet sui Sumeri (è datato 1996).
(EN) ETCSL: The Electronic Text Corpus of Sumerian Literature, contiene la completa traduzione dei 400 e pù testi della letteratura sumera.
(EN) PSD: The Pennsylvania Sumerian Dictionary
Portale Archeologia Portale Storia
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sabato 7 febbraio 2009

Dynasty King Desiderius

Le origini di Calvatone

Il paese di Calvatone, in provincia di Cremona presso il confine con quella di Mantova, ha una storia importante che merita di essere conosciuta. Millecinquecento anni prima di Cristo in località Dosso di Sant'Andrea esisteva un villaggio dell'età dei bronzo. Lo ha scoperto l'archeologo G. Patroni durante gli scavi da lui diretti negli anni 1919-20. In età storica arrivano i Celti. Bedriaco deriverebbe dalla loro lingua e significherebbe "castoro".
Nel 148 avanti Cristo, dopo aver sconfitto i Celti, i Romani costruiscono la Via Postumia, e intanto nel territorio della colonia romana di Cremona si sviluppa il centro di Bedriaco che sorge proprio nell'area dove la Via Postumia incrocia il fiume Oglio (a Sant'Andrea di Calvatone). La nuova cittadina romana diventa un importante e ricco centro commerciale che prospera per circa sei secoli. Quando arrivano i "barbari", che percorrono la via Postumia, gli abitanti di Bedriaco sono costretti ad abbandonare le loro case per cercare luoghi più sicuri. Allora, nel luogo dove l'anno 69 dopo Cristo c'era stato l'accampamento di Otone (Castrum Othonis), sorge un nuovo borgo: Pisserisse divenuto poi Calvatone. I longobardi governano il territorio per circa due secoli. Quando la regina TEODOLINDA si converte alla fede cattolica, i Longobardi diventano anche uomini di pace. L'ultimo loro re DESIDERIO dona una parte del territorio calvatonese al monastero bresciano di San Salvatore, poi detto di Santa Giulia.

Un diploma molto conosciuto e interessante per Calvatone
Anticamente era detto diploma il decreto di un re scritto su tavola o carta piegata in due. Quello di re Desiderio è molto noto perché reca anche le firme della regina Ansa e del figlio Adelchi. Il documento è molto interessante perché contiene una premessa di carattere religioso e un elenco di donazioni al monastero bresciano tra le quali sono comprese la corte di Pisserisse descritta con molti particolari e la regona che sta sotto fino al fiume Oglio
Significato del diploma di Desiderio
Gli storici identificano Pisserisse, o Bissarissu (come è scritto in un altro documento detto Polittico perché piegato più volte) con la località di Santa Maria in Picilesco, posta a Calvatone. Tale località, infatti, è un'altura che sovrasta la valle della Regona, e anche la denominazione di Picilesco richiama l'antico nome di Pisserisse. Risulta, quindi, che nell'anno 760 il territorio calvatonese era soggetto ai Longobardi e che una parte di esso fu donato al Monastero di San Salvatore (poi S.Giulia) fatto costruire a Brescia dallo stesso re Desiderio.
Santa Giulia
Era una giovinetta originaria di Cartagine. Dopo la distruzione della città per opera dei Vandali, fu fatta schiava e condotta in Corsica. Per non aver voluto partecipare a una festa pagana, fu flagellata e crocifissa. Lo stesso re longobardo ottenne di poter trasportare le spoglie della martire nella chiesa del monastero bresciano di San Salvatore, il quale, in onore della santa, prese poi il nome di Santa Giulia. Era un monastero femminile che apparteneva all'ordine benedettino. Ricevette molti privilegi e donazioni di terre, e mise il suo prestigio e la sua autorità al servizio dei contadini per aiutarli a bonificare e a rendere fertili i campi. Nel secolo IX era diventato uno dei più ricchi e potenti organismi economici d'Italia, dotato di 41 corti dove lavoravano circa 4000 uomini con le rispettive famiglie. Come conferma la bolla di Papa Calisto II° in data 1123, il monastero era sotto la protezione della Sede Apostolica e sottoposto alla difesa regia.
Diploma di Lotario imperatore
Era il nipote di Carlo Magno. Dopo aver istituito una commissione per verificare la regolarità e la legittimità dei possedimenti delle monache di S. Giulia, nell'anno 837 emana un decreto (o diploma) col quale l'imperatore conferma al Monastero i possedimenti di cui disponeva, elencando scrupolosamente le località dove essi erano posti. Tra queste località si trova ancora quella di Pisserisso a ovest del paese, presso il fiume Oglio.

Anno 905: il POLITTICO
Questo importante documento si chiama così perché è piegato più volte: è lungo 5,5 metri. Si tratta di un inventario particolareggiato di tutte le corti e i benefici ecclesiastici

in possesso del Monastero. Nel Polittico la corte di Pisserisse è indicata col nome di Bissarissu. Forse un errore del copista. Gli storici sono convinti che la località coincida con quella detta Pisserisse.

La corte
A quei tempi si chiamava così un'azienda agricola completa di tutti i servizi. Nel capitolare "De villis" di Carlo Magno, si spiega che la corte doveva produrre sul posto tutti gli strumenti necessari al pacifico lavoro dei campi.

INDICE dell’archivio di S.Giulia


Nella Biblioteca QUERINIANA di Brescia è conservato l’indice dell’archivio di Santa Giulia. Si tratta di quattro grossi volumi di complessive pagine 906 di grande formato (52x37 cm) scritte a mano. Vi sono elencati i documenti presenti nell'archivio del monastero a partire dalla sua origine fino al secolo millesettecento. La pagina 284 del secondo volume reca in evidenza, come titolo, il nome di Calvatone. In otto pagine sono elencati ben 114 documenti che riguardano questa località. Sono raggruppati per argomento: Chiese - Acquisti ed alienazioni - Enfiteusi Feudali - locazioni - locazione del mulino.

Le Bolle Papali
Sono decreti emanati dal papa, sotto forma di lettera, muniti di sigillo. Nell’Indice ne sono indicate sette: confermano i beni posseduti dal monastero in varie località tra cui Calvatone. Ad esempio la bolla del Papa Lucio III° del 1187 conferma a Calvatone oltre i beni anche le Chiese di Santa Giulia, Santa Maria e San Biagio.


I diplomi imperiali
Nell'indice ne sono citati due: il diploma di Lotario (di cui abbiamo già accennato) e quello di Federico I° imperatore, detto Barbarossa dell'anno 1185. Anche il Barbarossa procede prima ad un accurato controllo. Manda a Calvatone due ispettori (missi dominici), che indicono una riunione, che ha luogo, notare bene, in località detta Calvatone nello spalto accanto alla chiesa di S. Giulia. Questa precisazione ci fornisce due notizie. A Calvatone c'era un Castello ( spalto è una parola che deriva dalla lingua longobarda e significa "bastione, fortezza”, ma anche più semplicemente "torre di guardia”): stava sopra un terrazzamento, ora demolito per far posto al campo sportivo. Inoltre, la Chiesa di S. Giulia si trovava accanto al castello (dove ora c'è la scuola materna). Nella mappa settecentesca di Maria Teresa d'Austria tutto ciò è confermato, come è confermata la posizione della chiesa di S. Bernardino nell'attuale cortile dell'Oratorio.

1166 - Elenco dei contadini che lavorano le terre del monastero
In quella riunione tenuta nello "spalto", si approva l’inventario dei terreni di S. Giulia posti a Calvatone e delle persone che li detengono. Vi sono elencati i nomi di 70 contadini e, a fianco, la misura dei terreni che ognuno di loro ha in concessione.

Enfiteusi
Nel volume "Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII° " a cura di Falcone è riportato il testo latino di uno di quei contratti di enfiteusi citati nell' "indice dell'Archivio di S. Giulia”. E' una importante testimonianza del tipo di politica agraria condotta dal Monastero. L'enfiteusi era il diritto di godere, a tempo indeterminato, di un fondo altrui, con l'obbligo di apportarvi migliorie e di corrispondere al concedente un canone in denaro o in natura. Il beneficio poteva essere trasmesso agli eredi o venduto ad altri. In questo caso si doveva ottenere il consenso del monastero. Non si poteva, però, vendere a una chiesa, o a un servo, o a un potente. Questa clausola serviva ad evitare la formazione di
latifondi e a proteggere i contadini, che così potevano lavorare tranquillamente senza il timore di essere privati del terreno.
Il feudo
Era un territorio sul quale il titolare del feudo esercitava il potere a nome del concessionario, al quale doveva fedeltà. Il primo concessionario era il sovrano. A sua volta, chi riceveva il feudo poteva cederne una parte ad altri, detti vassalli. Nell'indice dell'archivio di S.Giulia sono elencati 18 documenti di tipo feudale. Il primo dice "Ordini da osservarsi dagli abitanti di Calvatone con giuramento di quei vassalli". Si pensa che gli ordini riguardassero i vassalli che avevano concessioni a Calvatone. Seguono delle investiture di terre, ossia delle concessioni feudali.

Calvatone comune rurale
Nell'INDICE, al capitolo "Feudali", si legge "23 giugno 1275: ELEZIONI DI QUESTI COMUNALI". Nel 1221, una nota dell'INDICE indica che sono stati impartiti ordini ai Consoli riguardanti un certo notaio. Nel 1209 si dà comando al Podestà di Cremona di non ingerirsi nella causa coi Belloni, vassalli del monastero - e di non ingerirsi nella podesteria di Calvatone. Inoltre nel 1226 si dà ordine a questi vassalli di obbedire agli statuti. I documenti sopra indicati attestano che Calvatone, in quegli anni, era organizzato come COMUNE RURALE. Aveva una propria amministrazione soggetta al controllo del monastero, il quale, se occorreva, interveniva a tutelare i diritti dei calvatonesi.
Un territorio da difendere
Anno 1267. Cremonesi e bresciani litigano per il possesso dei fiume Oglio. I bresciani chiedono aiuto ai mantovani. Rolando Persico, conte di Sabbioneta, occupa Tezzole, fortezza alla confluenza del canale Delmona con l'Oglio. Respinge i primi attacchi dei mantovani e poi quello dei ghibellini di Bosio da Dovara. Intanto Francesco Cavalcabo' con i guelfi cremonesi si dirige verso Mosio, dove stanno i bresciani guidati da Martinengo, e i mantovani capitanati da Sordello visconte dì Goito. Si accende la battaglia che in parte coinvolge la regona calvatonese. Vincono i bresciani. Rimane malamente ferito Cavalcabo' in una coscia, da un dardo. (Così, in breve , dallo storico Cavitelli). Il Sanfelice e il dott. Bologni aggiungono che il Cavalcabò è portato nel Castellazzo, dove muore.
Anno 1308. I guelfi bresciani si uniscono a quelli mantovani. Partono da Asola e invadono il cremonese. Assaltano Piadena, Calvatone, S. Martino e si spingono fino a Viadana. Calvatone è saccheggiato, quasi distrutto. (Sanfelice). Tra i tanti, questi sono solo due esempi della forte litigiosità che si manifestava tra le città e i paesi a noi più vicini. Il territorio di Calvatone , per buona parte confinante con il fiume, vi si trovava spesso coinvolto. Bisognava, quindi, sorvegliare il fiume verso Acquanegra, verso l'ansa delle Bisse e verso Mosio. Secondo le informazioni date dal Sanfelice sorgevano in paese il Castello, più avanti verso est il Castelletto e verso Mosio il Castellazzo. Erano modeste rocche che si innalzavano sopra un terrapieno.

Calvatone acquista i beni del Monastero
I tempi erano cambiati. Il monastero era in crisi di identità per la perdita delle sue funzioni politiche e la decadenza dei valori morali. Doveva modificare la sua vita interna e razionalizzare le proprietà, troppo disperse. Calvatone, pur conservando l'autonomia amministrativa ed economica, dal lato politico era costretto a seguire le sorti di Cremona.
Nel 1441 i Visconti di Milano avevano dato in dote la città a Bianca Maria che andava sposa a Francesco Sforza. Cremona e, quindi, anche Calvatone, seguirono le sorti del Ducato di Milano. Nel 1535 il cremonese passò sotto il dominio spagnolo.

Due nuovi Conventi

Si racconta che verso la fine del 1400, un conte bresciano, gravemente ferito nella guerra viscontea. Facesse voto che, se la B.Vergine Onorata in località di Santa Maria l’avesse guarito le avrebbe eretto lì un grande Santuario. Ottenuta la guarigione, si industriò a far sorgere una chiesa. Accanto ad essa fu poi eretto un convento donato poi ai frati Francescani Minori Osservanti.
Fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina nel 1798. Chiesa e Convento furono demoliti e il terreno fu venduto. Una mappa datata 12 marzo 1779 reca l'esatta denominazione del convento: RR.PP.M.O. (Reverendi Padri Minori Osservanti) di Santa Maria Celeste di Calvatone detto PICILESCO (nome che viene dall'antica Pisserisse).
A Calvatone in via S. Maria si installarono anche i frati DOMENICANI di Cremona, probabilmente nel secolo XVI°. Il convento era situato nell'attuale cascina Gorni e possedeva 887 pertiche di terreno. Fu soppresso nel 1808.

Le visite pastorali
Presso l'archivio storico diocesano di Cremona sono conservati i verbali delle visite pastorali compiute a Calvatone dal vescovo Nicolò Sfondrati , eletto poi Papa col nome di GREGORIO IV° il 5 dicembre 1590. Purtroppo morì l'anno dopo il 15 ottobre 1591. Nel volume "Visitatio Diocesis" dell'anno 1572 si trova il verbale della visita compiuta alla chiesa di San Bernardino di Calvatone, definita: parrocchiale.
Nel volume riguardante l'anno 1576, troviamo le relazioni sulle visite alle chiese di Santa Giulia e di S.Andrea. Le chiese visitate sono quattro. Manca quella di Santa Maria perché allora apparteneva ai Frati Francescani. Le chiese, dunque, erano cinque e la loro presenza ci fa supporre che la popolazione doveva essere abbastanza numerosa.

La parrocchia
Il dott. Bologni riporta l'elenco dei parroci compilato da Don Gian Franco Marcheselli che fu parroco a Calvatone dal 1824 al 1845. Le prime parrocchie comprendevano un certo numero di paesi e si chiamavano "pievi". Si diffusero in tutti i paesi all'epoca del Concilio di Trento che si tenne verso la metà del secolo XVI°. Il primo parroco di Calvatone sarebbe stato Oldogno don Ercole nell'anno 1540. A quell'epoca la chiesa parrocchiale, come abbiamo visto, era quella di S. Bernardino. A partire dalla metà del secolo XVII°, il parroco di Calvatone ricopriva l'incarico di vicario foraneo. Lo mantenne fino al tempo di Don Eugenio Morandi che venne a Calvatone nel 1895, poi tale incarico passò al parroco di Vho'. Il Vicariato di Calvatone comprendeva sette parrocchie con un totale di 15.522 anime, 34 chiese e 31 sacerdoti. San Bernardino rimase parrocchiale fino al 1859, anno in cui fu consacrata l'attuale chiesa dedicata alla "Vergine immacolata concepita" insieme con i santi "Biagio, Giulia e Bernardino" , già titolari delle antiche chiese, che col passare del tempo erano cadute in rovina.
Le dominazioni straniere
Morto Francesco Sforza, nel 1535 il cremonese subì il dominio diretto degli spagnoli, durato più di un secolo e mezzo, fino al 1711, quando il cremonese e la Lombardia passarono sotto la dominazione austriaca che cominciò con Carlo VI d'Austria. In questo periodo il feudo di Calvatone fu concesso a un comandante spagnolo, GIAN BATTISTA CASTALDI. Ne ricorda ancora il nome l'attuale "Vicolo Castaldi" . Durante il dominio austriaco, l'imperatore Carlo VI° d'Austria, con decreto in data primo agosto 1714, nominò SFORZA PICENARDI Marchese di Calvatone, riconoscendo non solo i meriti di questo discendente della nobile famiglia, ma anche il prestigio del comune di Calvatone, considerato degno dei rango di Marchesato. Durante il regno di Maria Teresa d'Austria fu compilato il catasto dei terreni e fabbricati di Calvatone, diviso in particelle numerate, ad ognuna delle quali corrispondeva il nome del proprietario. Nel 1790, mentre regnava Giuseppe II°, fu eseguito il rettifilo dei fiume Oglio e in tal modo l'ansa delle Bine restò dalla parte destra dei fiume. Durante il periodo napoleonico, Calvatone subisce il dominio francese (1796 Repubblica Francese, 1797 Repubblica Cisalpina, 1802 Repubblica Italica, 1805 Regno d'Italia). In quei tempi furono soppressi il Convento di S. Maria e quello dei Frati Agostiniani. Sconfitto Napoleone, ritornano gli austriaci (Regno Lombardo Veneto). Nel 1859, dopo la seconda guerra d'indipendenza, Calvatone è annesso al Regno di Vittorio Emanuele II°.